domenica 11 marzo 2012

Firenze - Il Calcio Storico Fiorentino

Il Calcio Storico Fiorentino affonda le sue radici nella pratica romana dell'Harpastrum, un gioco a squadre i cui fondamentali sono molto simili al rugby. Il gioco del Calcio era molto comune già nel 1400 e durante la metà del secolo la Città decise di regolamentare la gestione delle partite. Le partite erano giocate spesso durante il periodo di carnevale, anche se adesso vengono giocate lungo il mese di Giugno. Il 17 febbraio 1530 fu addirittura giocata una partita, rimasta celebre, durante l'assedio di Carlo V a Firenze, quasi in spregio alle truppe imperiali. Godette di enorme popolarità fino ai primi decenni del Settecento, quando il gioco parve perdere interesse: l'ultima partita storica fu giocata nel 1730 per Maria Teresa d'Asburgo.  Nel 1930, sotto la spinta del gerarca fascista Pavolini, il gioco riprese, anche se interrotto ovviamente durante il Secondo Conflitto Mondiale. Il moderno  Calcio in Livrea conta tre partite, due eliminatorie e la finale, nella quale i quattro quartieri storici di Firenze si scontrano senza esclusione di colpi. I giocanti sono i Bianchi di Santo Spirito, i Rossi di Santa Maria Novella, i Verdi di San Giovanni e gli Azzurri di Santa Croce. Si appartiene ad una squadra su base "familiare-etnica": di una squadra si è per trasmissione di famiglia ( i miei genitori sono di una squadra) o perché nasco in quel quartiere. 

REGOLAMENTO - riferibile al XVI secolo 

·   Teatro del Calcio sia la Piazza di S. Croce.
·   Dal giorno sesto di Gennaio fino a tutto il Carnevale, sia il campo conceduto agli esercizi del Calcio.
·   Ciascun dì verso la sera, al suono delle Trombe compariscano in campo i Giuocatori.
·   Qualunque Gentiluomo, o Signore vuole la prima volta esercitarsi nel giuoco: siasi avanti rassegnato al Provveditore.
·   Facciasi cerchio, e corona in mezzo al Teatro con pigliarsi per mano i Giuocatori; acciò dal Provveditore, e da quei, che saranno da lui a tale effetto invitati, siano scelte le squadre, e ciascuno inviato al posto, ed uficio destinatoli.
·   Nel Calcio diviso, il numero de' Giuocatori sia di 27 per parte, da distribuirsi in 5 Sconciatori, 7 Datori, che quattro innanzi, e tre addietro: e quindici corridori in tre quadriglie: tutti per combattere ne' luoghi ed ordini soliti, e consueti del Giuoco.
·   I Giuocatori siano a tal fine trascelti, e descritti nella lista, né aggiugnere vi se ne possa, o mutarne.
·   In vece de' Mancanti, prima di cominciar la battaglia, proponga il Provveditore gli scambj; I Giudici gli eleggano.
·   Escano le Schiere in campo all'ora concordata.
·   Nella comparsa i Primi siano i Trombetti, Secondi i Tamburini, poi comincino a venire gli Innanzi più Giovani, a coppie, di maniera che a guisa di scacchiere nella prima coppia a man dritta sia l'Innanzi dell'un colore, nella seconda dell'altro, nella terza come nella prima, seguendo coll'ordine predetto di mano in mano. Dopo tutti gli Innanzi vengano gli Alfieri a' quali nuovi tamburi marcino avanti. Appresso loro seguano gli Sconciatori. Dietro questi i Datori innanzi, de' quali quelli del muro portino in mano la palla. Per ultimi succedano i Datori indietro.
·   Quel degli Alfieri cui la sorte averà eletto sia alla destra.
·   Girata una volta la piazza, le insegne diansi in mano de' Giudici. Nelle livree più solenni, e nelle disfide si consegnino a i Soldati della Guardia del Sereniss. Granduca Nostro Signore, per tenersi ciascuna d'avanti al proprio Padiglione.
·   Pur nelle livree, e Disfide, il Maestro di Campo, colle Trombe, e i Tamburi avanti, vada il primiero, seguito dagli innanzi del suo colore a coppie, precedenti tutti l'Alfiere, il quale colle genti di suo servizio d'attorno porti l'insegna, seguito poi dagli Sconciatori, e Datori: uscendo di così in ordinanza, ciascuna schiera di per se dal proprio Padiglione, giri sulla man destra tutto il Teatro fino al luogo donde prima partì.
·   In luogo alto, e sublime, sì che è veggano tutta la piazza, seggano I Giudici. Siano eletti di comun consenso, né concordandosi, de' proposti dalle Parti in numero uguale, pongansi alla ventura.
·   Al primo tocco della Tromba, che faran sonare i Giudici si ritirino tutte le genti di servizio, lasciando libero il campo.
·   Al secondo, vadano i giuocatori a pigliare i lor posti.
·   Al terzo, il pallaio vestito d'amendue i colori, dalla banda del muro rincontro al segno di Marmo, giustamente batta la palla.
·   Coll'istesso ordine si cammini, sempre, che per essersi fatta la caccia, o il fallo, debba darsi nuovo principio al giuoco.
·   Il Pallaio gli ordini de Giudici prontamente, eseguendo sempre, e dovunque bisogno ne sia, la palla rimetta.
·   Uscendo la palla de gli steccati portata dalla furia de' Corridori rimettasi per terra in quel luogo dond'ella uscì.
·   Uscendo la medesima de gli steccati per mano del Datore, (mentre non sia caccia, né fallo) se i Corridori vi saran giunti in tempo, che potessero al nemico Datore impedirne il riscatto, rimettasi quivi per terra; ma non sendo arrivati in tempo, diasi in mano al Dator più vicino, ed allora i Corridori tornino dentro a gli Sconciatori a' lor luoghi ed ufici, senza perder però l'avvantaggio della piazza già guadagnata.
·   Sia vinta la caccia sempre, che la palla spinta con calcio, o pugno esca di posta fuora degli ultimi steccati avversarj di fronte.
·   Sia sempre fallo, che la palla sia scagliata, o datole a mano aperta, sì che ella così percossa s'alzi oltre l'ordinaria statura di un uomo.
·   Sia fallo eziandio, quando la palla resti di posta fuora dell'ultimo steccato dalla banda della fossa.
·   Se la palla esca di posta fuori dello steccato verso gl'angoli della Fossa, la linea diagonale della piazza prolungata distinguerà se sia Fallo, o Caccia.
·   Due falli, in disfavore di chi gli fe', vagliano quanto una caccia.
·   Vinta la caccia, cambisi posto. Alle disfide nel mutar luogo l'Insegna vincente sia portata per tutto alta, e distesa, la perdente fino a mezzo bassa, e raccolta.
·   Rompendosi la palla da' Corridori, che fossero stati, nell'atto del darle, già fuora degli Sconciatori, s'intenda esser mal giuoco, e da' Giudici si determini ciò, che sia di ragione.
·   Nell'interpretare, ed eseguire i presenti Capitoli, ed in ciò, a che per essi non si provede, sovrana sia l'autorità de' Giudici, e da loro se ne attenda presta, ed inappellabil sentenza.
·   Vincansi le deliberazioni fra loro, colla pluralità de' voti.
·   Un giuocatore per parte, e nella disfida Mastro di campo, e non altri, abbiano autorità di disputare d'avanti a' Giudici tutte le differenze occorrenti.
·   Sia spirato il termine, e finita la giornata allo sparo, che sarà fatto d'un mastio subito sentite le 24 dell'oriuol maggiore.

·   Sia la vittoria di quella parte, che avrà più volte guadagnata la caccia, ed allora le insegne siano dell'Alfiere vincitore: ed in caso di parità ciascuno riabbia la sua.


Come già precedentemente detto, le persone appartengono alle squadre su criterio etnico: io, essendo di madre bianca, sono fiero di appartenere alla gente di Santo Spirito! 

Forza Bianchi!