lunedì 28 luglio 2014

Firenze - Come fu costruita la Cupola di Santa Maria del Fiore


La maestosa Cattedrale di Santa Maria del Fiore, orgoglio della Città di Firenze in ogni sua epoca, fu iniziata nel 1296 nel giorno 8 settembre. La Cupola era stata prevista più piccola dall'architetto originale, Arnolfo di Cambio; Quando la Città di Siena iniziò i lavori di ampliamento della propria cattedrale, i fiorentini vollero ancora una volta dimostrare di essere i migliori, e ampliarono il progetto con una Cupola di 45 metri, e un tamburo di 13. I lavori sarebbero dovuti essere svolti ad un'altezza di 55 metri dal suolo, un vero problema per l'epoca. Era l'anno 1420. Il progetto fu affidato a Filippo Brunelleschi, un promettente orafo, eccelso alchimista e architetto. Le ampie conoscenze della meccanica possedute dal Brunelleschi gli furono utili per costruire le macchine da lavoro. Le rivalità cittadine pur tuttavia vedevano favorito Lorenzo Ghiberti, altro artista di talento, al quale il Consiglio di Costruzione della Cupola dette il comando dei lavori; Filippo Brunelleschi, adirato per la scelta, si dette malato e senza la sua direzione i lavori si arrestarono. Ghiberti si definì incapace di continuare, fu destituito e Brunelleschi riabilitato come capocantiere. Appena l'altezza dei lavori si fece considerevole, nel 1426, Brunelleschi fece applicare alle impalcature un sistema di contrappesi e balaustre dimodoché i suoi operai non cadessero. La Cupola fu completata dieci anni più tardi, con un solo incidente mortale dovuto allo stato di ubriachezza dell'operaio: il Brunelleschi vietò di consumare alcolici sul lavoro, ed era l'anno 1422. Molto attento ai suoi lavoranti, Filippo Brunelleschi organizzò perfino delle impalcature con dei forni per i cuochi, in modo che i pasti fossero pronti e caldi direttamente sul luogo di lavoro, senza che gli operai scendessero e salissero in continuazione. 

Il segreto di una costruzione così ardua eppure riuscita sta nella tecnica edilizia di Brunelleschi. Egli applicò difatti su una base poligonale la tecnica della cupola a rotazione, sistemando i mattoni a spina di pesce, in modo da formare una elica cilindrica che creasse auto-sostegno. Inoltre, nelle cupole a basi ottagonali se i mattoni fossero stati messi e disposti secondo gli anelli ottagonali, in corrispondenza delle vele si sarebbero creati pericolosi angoli sul letto di posa, nel luogo ove gli sforzi dell'edificio sono maggiori. Per evitare quei pericolosi angoli sui raccordi delle vele, il Brunelleschi genialmente dispose i mattoni sugli otto costoloni della cupola, appartenenti a due vele adiacenti sul piano di giacitura, e ciascuno di questi piani è perpendicolare al corrispondente costolone di spigolo. In questo modo non si vennero a creare i famigerati angoli. Il Brunelleschi costruì una Cupola catenaria, che non necessitava così di rinforzi alla base per bilanciare il peso della costruzione, essendo all'interno un ellisse conico i cui meridiani erano sempre perpendicolari alle rispettive vele e costoloni. La Cupola interna, che regge tutta la struttura, ha uno spessore di 2, 20 metri; la Cupola esteriore protegge dalle intemperie quella interna. Nel 1436 Brunelleschi vinse il concorso per la decorazione della Cupola, dotandola così della Lanterna. 

La Cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la sua cupola di 45 metri, è stata a lungo la Chiesa più grande della Cristianità. Adesso è la quarta in ordine di grandezza: San Pietro ( Roma), San Paolo ( Londra), il Duomo di Milano e infine di nuovo lei, in cima alla classifica. Un'opera imponente, costruita da un genio che, coi mezzi dell'epoca, ha costruito un gioiello che ancora oggi toglie il fiato, ogni volta che ci passiamo sotto. 

martedì 1 luglio 2014

Sighisoara nel Basso Medioevo e i "Sassoni di Transilvania"




Lo storico romeno Matei Cazacu, nella sua biografia sul Duca di Valacchia Vlad Tepes, detto Dracula ( ossia "il demone"), ci racconta anche di una delle etnie che popolavano la regione della Transilvania. Tra quelli che hanno colpito maggiormente la mia attenzione, tanto che ho voluto farci un articolo, sono i Sassoni di Transilvania, originali della Franconia Occidentale, stanziatisi nell'Alto Medioevo in questa regione, e nel Quattrocento ancora culturalmente indipendenti. 


Sighisoara: un borgo mercantile


Sighisoara era una delle città più importanti, assieme a Sibiu e Brasov, anche se la meno popolata fra queste, con appena duemila persone. Sibiu contava quattromila abitanti, Brasov seimila; questo è quanto emerge nel primo censimento effettuato nel XV secolo. Sighiosara aveva due cinte murarie, una per l'acropoli e una per la città bassa. Il governo della città era tripartito tra un Konigsrichter, ossia il Giudice della Stulh ( la confederazione delle città sassoni romene), tra il Sindaco e un Consiglio di Anziani. In città si parlava un dialetto germanico comune a trentacinque villaggi e borghi della regione,  raggruppati in tre capitoli ecclesiastici. Sighisoara era un luogo fortuito,  sorto sulla strada di collegamento tra Sibiu, il paese degli Szekely e la Valle di Mures, ricca di vigneti e terre coltivate: Sighisoara era una città mercantile, ricca di Corporazioni. Tra quelle segnalate troviamo calzolai, bottai, fabbri, tessitori, produttori di speroni, guantai, carradori, pellicciai, fonditori di campane, orafi, carpentieri, macellai, tornitori, muratori. La Città teneva il privilegio di poter tenere due fiere grandi all'anno, una prima di Quaresima e una la domenica dopo Pentecoste. Dal 1433 in poi i mercanti di Sighiosara ottennero privilegi mercantili in Moldavia.
I rampolli delle famiglie abbienti studiavano all'estero: le università di Vienna e Cracovia, nei registri che vanno dal 1377 al 1530, segnalano ben novantacinque giovani provenienti da Sighisoara. Il piccolo Dracula, che soggiornava nei suoi primi anni di vita proprio a Sighisoara, vide la costruzione della Chiesa di San Nicola ( 1345-1515) nella Città Alta e il Lebbrosario con la chiesetta annessa nella Città Bassa. L'attività edilizia nel Quattrocento era febbrile. 
Un dignitario ungherese in viaggio, Antonio Verancsics, nel Cinquecento ci ha regalato la descrizione dei costumi di questo popolo:
<< Hanno mantenuto fino ai nostri giorni costumi e lingua dei loro antenati. (...) i furti sono a loro ignoti; i cibi che mangiano sono sostanziosi, ma non raffinati. Sono molto dediti alla casa e desiderosi di accrescerne i beni e gli oggetti molto più che ogni altro popolo di questa provincia, e poiché non bramano i beni altrui, si accontentano tuttavia dei propri. Sono così desiderosi di costruire, di coltivare la terra e piantare vigneti, che nessun'altra terra in Transilvania è tanto bella e ricca e fertile di quella abitata dai Sassoni. I re d'Ungheria, vedendo questo, li hanno premiati con concessioni urbane e hanno permesso loro di circondare le proprie città con le mura. Oltre al censo abituale, viene loro chiesto del denaro ogni volta che i re lo desiderino, ed essi prontamente pagano volentieri, per nulla attaccati al denaro. (...) combattono a piedi, sono molto forti dietro le mura dei loro borghi, ma non resistono nelle battaglie in campo aperto. E' per questo che preferiscono partecipare ai conflitti col denaro, piuttosto che mandare le truppe. >>

L'Italiano Andrea Gromo ci informa che nel Cinquecento vi era una scuola cittadina sulla collina, offerta per tutti i bambini e pagata dal Comune stesso.

L'abbigliamento dei Sassoni

L'abito degli uomini è identico a quello degli ungheresi, ma con mantelli e tuniche più lunghi e ampi. Alcuni tra i sassoni non esitano a portare le loro pellicce pure nelle estati, anche col gran caldo, foderate di volpe o di lupo. I sacerdoti portano una veste color porpora, una cintura blu o rossa e sopra tutto ciò un lungo e ampio mantello che chiamano << reverenda >>. (1) L'abito delle donne non è molto appropriato alle ricorrenze: i vestiti sono stretti, impacciano i movimenti, e hanno pieghe solo lungo la schiena. Le donne lasciano scoperte la nuca e il collo fino alle spalle. Si coprono il petto con grandi placche d'oro e d'argento decorate con pietre preziose, ma sono così pesanti che appena queste signore si inchinano un po', scoprono già il seno, risvegliando per queste ragazze desideri illeciti o senso di vergogna in chi le guarda. Non si adornano le teste nè con ghirlande nè con nastri, ma portano i capelli sciolti. Indossano sovente un diadema di seta o d'argento, simile alle placche di cui sopra. Le donne maritate portano abiti lunghi e scuri, larghi e senza pieghe. Esse adoperano lunghi mantelli di pelo di coniglio non foderati, non ardiscono di indossare berretti nè di seta nè di pelliccia, ma usano un copricapo di cotone rosso o bianco. Inoltre, le vedove e le donne anziane si coprono il capo con un velo di cotone assai leggero. 

D. Frolich, Medulla Geographiae practicae

(1) ciò li identifica come ortodossi. La reverenda ancora oggi in lingua rumena è l'abito ecclesiastico ortodosso.

Rapporti con il mondo


I Sassoni transilvani erano posti all'interno del Regno d'Ungheria come "Confederazione" ( Universitas Saxorum ) composta da Nove Stuhle ( distretti) e dai due distretti indipendenti di Brasov e Bistrita. I rappresentanti delle Stuhle e i dignitari amministrativi e giudiziari si riunivano una volta l'anno, il 25 novembre, per deliberare su questioni di interesse generale e comune. Gli obblighi dei Sassoni verso gli Ungheresi erano i seguenti: il pagamento della tassa annuale, entro il giorno di S. Martino; pagamento della decima ecclesiastica; obbligo di fornire un numero fisso di soldati per l'esercito del Re - riscattabile in danaro; obbligo di fornire vitto e alloggio al Voivoda ( principe ) di Transilvania, più tardi esteso anche ai dignitari stranieri. Il Re d'Ungheria al contrario aveva l'obbligo di non porli sotto nessun nobile. Il diritto di costruire sempre le mura dei propri insediamenti comportò anche la nascita dei monasteri fortificati, sopratutto le chiese di villaggi al confine, denominate Kirchenburgen, con una architettura caratteristica che le identifica come sassoni. 

riadattato da: "Dracula" di Matei Cazacu