venerdì 2 gennaio 2015

Le abitazioni cittadine nel Medioevo

Verso il X secolo le città, soprattutto italiane, riprendono a crescere. Anche se normalmente viene passato l'Alto Medioevo come un periodo di decrescita e di stallo, invero le città, anche se ridimensionate rispetto all'epoca classica, non perdono certo il loro valore di centri culturali ed economici: soprattutto a livello di studio e di ruoli ecclesiastici. Le città sono le sedi episcopali, i luoghi ove sorgono le accademie, soprattutto nel Sacro Romano Impero ( Parigi, Aquisgrana, per citarne due) e dove si svolgono le fiere annuali e mensili di rilievo. La città è quindi un luogo composito, che presto sviluppa nell'ambito del diritto medievale delle prerogative peculiari come le Arti e la loro regolamentazione, gli istituti di carità ( Monti di Pietà o Casse delle Fanciulle ) e in generale tutto il tessuto sociale urbano, che va dai lavoranti, ai braccianti, agli artigiani e agli imprenditori, fino all'alta borghesia e ai nobili urbanizzati. Quest'ultimo fenomeno avviene sempre più dal Trecento in poi. 
La casa di città, dunque, si sviluppa in un ambiente dinamico ma angusto, ove la necessità di spazi divisi per attività si affianca alla piccolezza degli spazi edificabili, poiché si preferisce sempre non allargare la cinta muraria: un'operazione di questo tipo porterebbe via denaro, tempo, risorse ed esporrebbe la città indifesa agli attacchi dei vicini turbolenti. Il modello del piccolo castello, il donjon ( termine francese che designa un casale turrito) prende presto piede nelle città, le cui abitazioni evolvono quindi in case-torre. Gli ambienti sono distribuiti su più piani: al piano terra la bottega, propria o in affitto di altri, e ai piani superiori gli appartamenti, sempre propri o in affitto; le varie zone della casa sono divise da tendaggi o separé di legno. Ovviamente, l'ampia presenza di mobili e oggetti in legno, il pavimento e il soffitto, lo spazio scarso e la necessità di riscaldarsi con bracieri e camini comportavano ampi rischi di incendio, vera piaga delle città medievali. A fronte di questi problemi, erano molto frequenti le uscite di sicurezza composte da scale affiancate alle finestre. Dietro le abitazioni spesso sorgevano gli orti o dei piccoli giardini, che nell'immaginario medioevale erano considerati locus amenus, dove le donzelle amavano passeggiare e dove i cavalieri si dichiaravano ( secondo una certa etica cavalleresca). Sempre nell'orto sostava il gabinetto. I più avanzati erano sedili interposti fra due porzioni di muro, le cui tubature davano poi nel pozzonero condiviso dal quartiere; i meno avanzati venivano poi svuotati e rimescolati nell'orto per contribuire a formare il concime tanto prezioso. I grandi palazzi sono una rarità nell'Alto Medioevo, perlopiù destinati alle istituzioni come i Municipi, le sedi delle Corporazioni, le case dei Mangravi ( rappresentanti dell'Impero) o gli edifici curiali; nel basso Medioevo si iniziano sempre più a edificare grandi ville per i nobili urbanizzati, i quali riportano gli sfarzi dei castelli direttamente entro le mura cittadine. 
L'illuminazione dei locali era un fattore di primo piano poiché d'inverno le imposte di legno venivano chiuse per il freddo, e le stanze risultavano al buio ben prima del crepuscolo; si ovviava al problema attraverso candele di sego o di cera, ma anche l'illuminazione a olio era ovviamente conosciuta. Le torce erano prodotte con resina. Secondo l'etica popolare, la brava donna era colei che faceva trovare al marito una casa sempre ben illuminata, segno che seguiva il camino e le candele, e non permetteva che l'abitazione calasse nell'oscurità. I poeti erotici del Medioevo ricordano con soavità quelle donne che portano il marito a letto "alla luce di molte candele". Le prostitute o gli amanti, infatti, vivono i loro rapporti in case poco illuminate.
Il vestiario aveva una moda diversa di regione in regione, che cambiava ovviamente in base al clima, alla ricchezza del popolo e delle possibilità offerte dal commercio con l'Oriente o col Nord-Europa: pellicce, seta e lino erano tessuti molto ricercati, anche e poi verso il Basso Medioevo saranno meno rari. 
La vita a tavola era piuttosto goliardica e familiare: nelle case popolari la tavola veniva aperta - si trattava di assi disposti su cavalletti - e da un unico grande piatto tutti i commensali attingevano contemporaneamente. Rare le forchette, e anche per i bicchieri e i boccali, era usanza che i coniugi bevessero in due dalla stessa coppa. Nelle osterie e nelle taverne invece, i tavoli erano mobili interi e usava che ognuno avesse stoviglie proprie. I ricchi seguivano paradossalmente la via della taverna, con complesse disposizioni di piatti e posate, per mostrare la propria opulenza ai commensali in visita. 
Si desume come i rapporti umani e sociali fossero molto diretti e coloriti, ben più saldi di quelli cui siamo abituati oggidì. 

Bibliografia:
Vita Quotidiana nel Medioevo - Ludovico Gatto
La Vita nell'Anno Mille - Fabbri Editore
Firenze nel Rinascimento - Vannucci

in foto: veduta del borgo medievale di S. Gimignano in Toscana, il quale conserva ancora l'aspetto turrito di una città altomedievale

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