Lo storico romeno Matei Cazacu, nella sua biografia sul Duca di Valacchia Vlad Tepes, detto Dracula ( ossia "il demone"), ci racconta anche di una delle etnie che popolavano la regione della Transilvania. Tra quelli che hanno colpito maggiormente la mia attenzione, tanto che ho voluto farci un articolo, sono i Sassoni di Transilvania, originali della Franconia Occidentale, stanziatisi nell'Alto Medioevo in questa regione, e nel Quattrocento ancora culturalmente indipendenti.
Sighisoara era una delle città più importanti, assieme a Sibiu e Brasov, anche se la meno popolata fra queste, con appena duemila persone. Sibiu contava quattromila abitanti, Brasov seimila; questo è quanto emerge nel primo censimento effettuato nel XV secolo. Sighiosara aveva due cinte murarie, una per l'acropoli e una per la città bassa. Il governo della città era tripartito tra un Konigsrichter, ossia il Giudice della Stulh ( la confederazione delle città sassoni romene), tra il Sindaco e un Consiglio di Anziani. In città si parlava un dialetto germanico comune a trentacinque villaggi e borghi della regione, raggruppati in tre capitoli ecclesiastici. Sighisoara era un luogo fortuito, sorto sulla strada di collegamento tra Sibiu, il paese degli Szekely e la Valle di Mures, ricca di vigneti e terre coltivate: Sighisoara era una città mercantile, ricca di Corporazioni. Tra quelle segnalate troviamo calzolai, bottai, fabbri, tessitori, produttori di speroni, guantai, carradori, pellicciai, fonditori di campane, orafi, carpentieri, macellai, tornitori, muratori. La Città teneva il privilegio di poter tenere due fiere grandi all'anno, una prima di Quaresima e una la domenica dopo Pentecoste. Dal 1433 in poi i mercanti di Sighiosara ottennero privilegi mercantili in Moldavia.
I rampolli delle famiglie abbienti
studiavano all'estero: le università di Vienna e Cracovia, nei registri che
vanno dal 1377 al 1530, segnalano ben novantacinque giovani provenienti da
Sighisoara. Il piccolo Dracula, che soggiornava nei suoi primi anni di vita
proprio a Sighisoara, vide la costruzione della Chiesa di San Nicola (
1345-1515) nella Città Alta e il Lebbrosario con la chiesetta annessa nella
Città Bassa. L'attività edilizia nel Quattrocento era febbrile.
Un dignitario ungherese in viaggio,
Antonio Verancsics, nel Cinquecento ci ha regalato la descrizione dei costumi
di questo popolo:
<< Hanno mantenuto fino ai nostri
giorni costumi e lingua dei loro antenati. (...) i furti sono a loro ignoti; i
cibi che mangiano sono sostanziosi, ma non raffinati. Sono molto dediti alla
casa e desiderosi di accrescerne i beni e gli oggetti molto più che ogni altro
popolo di questa provincia, e poiché non bramano i beni altrui, si accontentano
tuttavia dei propri. Sono così desiderosi di costruire, di coltivare la terra e
piantare vigneti, che nessun'altra terra in Transilvania è tanto bella e ricca e
fertile di quella abitata dai Sassoni. I re d'Ungheria, vedendo questo, li
hanno premiati con concessioni urbane e hanno permesso loro di circondare le
proprie città con le mura. Oltre al censo abituale, viene loro chiesto del
denaro ogni volta che i re lo desiderino, ed essi prontamente pagano
volentieri, per nulla attaccati al denaro. (...) combattono a piedi, sono molto
forti dietro le mura dei loro borghi, ma non resistono nelle battaglie in campo
aperto. E' per questo che preferiscono partecipare ai conflitti col denaro,
piuttosto che mandare le truppe. >>
L'Italiano Andrea Gromo ci informa che nel Cinquecento vi era una scuola cittadina sulla collina, offerta per tutti i bambini e pagata dal Comune stesso.
L'abbigliamento dei Sassoni
L'abito degli uomini è identico a quello
degli ungheresi, ma con mantelli e tuniche più lunghi e ampi. Alcuni tra i
sassoni non esitano a portare le loro pellicce pure nelle estati, anche col
gran caldo, foderate di volpe o di lupo. I sacerdoti portano una veste color porpora,
una cintura blu o rossa e sopra tutto ciò un lungo e ampio mantello che
chiamano << reverenda >>. (1) L'abito delle donne non è molto
appropriato alle ricorrenze: i vestiti sono stretti, impacciano i movimenti, e
hanno pieghe solo lungo la schiena. Le donne lasciano scoperte la nuca e il
collo fino alle spalle. Si coprono il petto con grandi placche d'oro e
d'argento decorate con pietre preziose, ma sono così pesanti che appena queste
signore si inchinano un po', scoprono già il seno, risvegliando per queste
ragazze desideri illeciti o senso di vergogna in chi le guarda. Non si adornano
le teste nè con ghirlande nè con nastri, ma portano i capelli sciolti.
Indossano sovente un diadema di seta o d'argento, simile alle placche di cui
sopra. Le donne maritate portano abiti lunghi e scuri, larghi e senza pieghe.
Esse adoperano lunghi mantelli di pelo di coniglio non foderati, non ardiscono
di indossare berretti nè di seta nè di pelliccia, ma usano un copricapo di
cotone rosso o bianco. Inoltre, le vedove e le donne anziane si coprono il capo
con un velo di cotone assai leggero.
D. Frolich, Medulla Geographiae
practicae
(1) ciò
li identifica come ortodossi. La reverenda ancora oggi in lingua rumena è
l'abito ecclesiastico ortodosso.
Rapporti con il mondo
I Sassoni transilvani erano posti
all'interno del Regno d'Ungheria come "Confederazione" ( Universitas
Saxorum ) composta da Nove Stuhle ( distretti) e dai due distretti indipendenti
di Brasov e Bistrita. I rappresentanti delle Stuhle e i dignitari
amministrativi e giudiziari si riunivano una volta l'anno, il 25 novembre, per
deliberare su questioni di interesse generale e comune. Gli obblighi dei
Sassoni verso gli Ungheresi erano i seguenti: il pagamento della tassa annuale,
entro il giorno di S. Martino; pagamento della decima ecclesiastica; obbligo di
fornire un numero fisso di soldati per l'esercito del Re - riscattabile in
danaro; obbligo di fornire vitto e alloggio al Voivoda ( principe ) di
Transilvania, più tardi esteso anche ai dignitari stranieri. Il Re d'Ungheria
al contrario aveva l'obbligo di non porli sotto nessun nobile. Il diritto
di costruire sempre le mura dei propri insediamenti comportò anche la nascita
dei monasteri fortificati, sopratutto le chiese di villaggi al confine,
denominate Kirchenburgen, con una architettura caratteristica che
le identifica come sassoni.
riadattato da: "Dracula" di Matei Cazacu
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